lunedì 25 luglio 2011

ISTITUTI DI VIGILANZA: TRUFFA ALL’INPS ?

 Fonte: inchiesta sud            Storia di un monopolio.
Scopriamo le carte in tavolo, la vigilanza privata in Sicilia è gestita da pochissimi imprenditori che in possesso di più di una licenza sono titolari di altrettante ditte di vigilanza. A quale scopo? Al fine di poter guadagnare alle spalle di lavoratori e contribuenti. Le aziende di vigilanza assumono i lavoratori con i benefici della legge 407 che consente l’esenzione dai contributi per i primi tre anni. Trascorso il triennio, i lavoratori vengono licenziati. Dopodiché, l’imprenditore si presenta con un’altra delle sue aziende, con diversa licenza, e riassume i lavoratori beneficiando ancora dell’esenzione per i nuovi tre anni. Vi chiederete, ma se un’azienda fallisce non deve cedere tutti i servizi che le sono in gestione? Certamente, ma di fatto, l’imprenditore che azzera una realtà, gira i servizi ad un’altra azienda che gestisce con apposita e ulteriore licenza. Insomma, una ruota che gira. I vigilantes, quelli che stazionano in pianta stabile per protesta sotto la prefettura di Catania, raccontano che gli imprenditori si accaparrano a prezzi modestissimi gli appalti, operazione che riesce lucrosa grazie al fatto di non dover pagare i contributi per i lavoratori. Ma chi sono gli uomini della sicurezza a Catania e più in generale in Sicilia? Primo tra tutti, l’avvocato palermitano Rosario Basile con i suoi figli, proprietari a vario di titolo della: Sos, network che opera quale centro intermediario nel settore della sicurezza, a queste si aggiungono la Sicurtransport e la Ksm (vedi schema). Il gruppo gestisce quasi in monopolio la sicurezza nelle banche in Calabria e Sicilia. A quanto pare anche la catanese e tristemente famosa Falcon Sud sarebbe di competenza della famiglia Basile.
A Catania i grandi nomi della vigilanza sono: Stivala, Santangelo, Tomarchio, Pietropaolo e naturalmente De Felice. Meritano una menzione speciale Silvio Santagelo e Mario De Felice. L’ultimo, lo si ricorderà come il famosissimo assessore comunale che fece introdurre le ganasce a Catania. De Felice, manco a dirlo illustre rappresentante mpa, era proprietario della Celere. La Celere con un debito per oltre 10 milioni di euro ha dovuto dichiarare il fallimento. Storia passata per il De Felice che non contento ha messo su una nuova azienda di vigilanza la 2858, intestata questa volte alla moglie. Santagelo, mitico proprietario della Veritas ormai anche essa fallita tragicamente, oggi a vario titolo controlla vigilsud e veritas sud. La domanda allora sorge spontanea, come fanno titolari
D’imprese fallite a controllare anche indirettamente (attraverso l’attribuzione a parenti) delle aziende? In più, lo stesso Satangelo oggi si fregia di rappresentare associazioni di categoria in incontri che hanno ad oggetto la stabilizzazione di lavoratori in mobilità. L’osservatorio della Prefettura ha dovuto soggiacere agli accordi presi da rappresentanti delle associazioni di categoria insieme con i sindacati. Ultime, e non per questo meno importanti, sorgono spontanea ancora altre domande: perché, continua a perpetuarsi questo monopolio degli istituti di vigilanza? Chi permette agli imprenditori di poter facilmente aggirare le “regole”?